Vecchio a chi?

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Nella letteratura  scientifica anziano è chi ha 65 anni e oltre. Grazie poi all’allungamento medio della vita la forbice che  riguarda l’età geriatrica è diventata sempre più ampia dunque sono state introdotte,  per comodità, tre fasce che contraddistinguono il gruppo di appartenenza in base all’età in cui ci si trova: i giovani anziani, gli anziani e i grandi vecchi (ovvero terza, quarta e quinta età). 

Ciascuno di noi quando pensa ad un “vecchio” ha un’immagine in mente e difficilmente prevede una persona atletica, intraprendente con attiva socialità e molti interessi. Per  molti di noi , per esperienza di vita vissuta, per l’imprinting dato dalle favole che ci venivano lette da bambini il vecchio ha caratteristiche di staticità, immobilità ed è soprattutto legato ad un’immagine di fragilità, pensiamo ad esempio alla “Nonna di Cappuccetto Rosso” Per lungo tempo l’attenzione è stata posta sulla perdita legata a questa fase della vita ma, grazie anche alla scoperta del Premio Nobel Rita Levi Montalcini (fattore di accrescimento delle fibre nervose NGF) che testimonia la possibilità di rigenerazione  e accrescimento cellulare, anche del cervello in tutte le fasi della vita, lo sguardo alla terza, quarta e quinta età è cambiato (www.ebri.it) ;  (https://www.youtube.com/watch?v=LvTS-dZC8jE). 

I nuovi anziani, soprattutto i “giovani anziani” tra i 65 e i 75 anni hanno caratteristiche molto diverse dagli anziani con la stessa età del secolo scorso. I progressi nel campo delle scienze ed il miglioramento medio della qualità della vita hanno consentito un “buon invecchiamento” accompagnato da innumerevoli possibilità. Certamente per qualcuno il pensionamento è un momento difficile, richiede un adattamento, l’impostazione di un nuovo stile di vita ma è spesso un’occasione. Per molti, e la letteratura sull’Active Ageing e “Invecchiamento di successo”  lo raccontano bene, è non solo un momento per fare ciò che prima, a causa del tempo limitato e della vita frenetica legata all’attività lavorativa e alla gestione famigliare, non si poteva fare ma anche un momento di vero accrescimento di conoscenze, competenze, potenziamento della rete sociale e, perché no, di attività fisica salutare. Un esempio ne sono l’Università della terza età, l’aumento di over 60 in piscine e palestre, gli abbonamenti ai musei per gli over 65 e in  generale un look giovanile diffuso nella categoria. A questo proposito “Le Nazioni Unite hanno proclamato il 2021-2030 come il Decennio dell’invecchiamento in buona salute (Decade of Healthy Ageing), con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) alla guida delle azioni internazionali volte a migliorare la vita delle persone anziane, delle loro famiglie e delle comunità.”  (https://www.epicentro.iss.it/politiche_sanitarie/aggiornamenti) 

Cosa vuol dire? 

Gli attori ci aiutano a comprendere come i target di bellezza e piacevolezza stiano mutando anche in relazione all’età. Le parole “bell’uomo” e “bella donna” vengono usate anche per persone  in età geriatrica. Si fa strada, già da tempo, il concetto di Senior al posto di Senex (più vecchio inteso come più grande al posto di vecchio prossimo alla morte) ad ingentilire ed attribuire un tono maggiormente positivo, più vicino al pensiero del “più grande”; le persone sono mature, in salute, protagoniste e fanno progetti per il futuro e non vecchie e statiche. 

Mel Gibson, 65 anni:

https://www.comingsoon.it/cinema/news/gli-anni-80-in-streaming-i-poliziotti-piu-famosi-del-grande-schermo/n115465/

Richard Gere, 71 anni:

https://tg24.sky.it/spettacolo/serie-tv/2020/06/09/richard-gere-ieri-oggi#24

Laura Morante, 64 anni:

https://www.comingsoon.it/personaggi/laura-morante/68607/biografia/

I bisogni affettivi, sociali di condivisione dell’individuo non scompaiono con l’avanzare con l’età anzi hanno grande rilevanza. Affettività, socialità e condivisione assumono progressivamente importanzaL’arricchimento neuro plastico, ambientale, cognitivo, emozionale, sociale tipico dell’invecchiamento attivo, si può tradurre quindi in una progettualità sostanziosa che consente all’anziano di reinventarsi ed adattarsi in modo più che funzionale ai cambiamenti intervenuti. Certamente la consapevolezza di avere persone care vicino di cui fidarsi e a cui affidarsi è fondamentale in un ottica di possibili future fragilità. La rete sociale è importante in tutta la nostra vita, dà garanzia di sostegno, appoggio e supporto nel problem solving. Di grande importanza inoltre è la Condivisione, vera necessità per il cervello umano ( http://www.psychiatryonline.it/node/3825 ) ma, di più ancora per un anziano che si misura con l’esigenza di lasciare qualcosa di sé. Raccontare di sé, condividere la propria storia, le proprie abitudini, i propri pensieri non solo testimonia la propria soggettività ma consente di scegliere per cosa essere “ricordato in futuro” e fare in modo che una parte di sé possa ancora proseguire il cammino negli occhi, nelle mani, nella voce, nel fare e nel raccontare di qualcun altro oltre che sicuramente nel cuore. Parole d’ordine sono quindi progettare e condividere con affetti e amici! 

 

Dott.ssa Alessandra Goi

Psicologa Psicoterapeuta

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