Trauma e sviluppo cognitivo

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Trauma infantile

Riferendosi alla Teoria della Mente, Fonagy spiega che quando un bambino è stato traumatizzato, al fine di evitare di confrontarsi con i pensieri che i genitori hanno di lui come bambino cattivo, si difende inibendo lo sviluppo delle sue capacità di mentalizzazione. Il piccolo cioè smette di pensare agli altri in termini di intenzioni, credenze e desideri, poiché c’è il pericolo che questi ultimi diventino realtà. L’incapacità del bambino di tenere le idee nella mente o di dare significato alle azioni lo renderà incline all’azione, aumentando l’impulsività e la violenza verso se stesso e verso gli altri. Il fallimento del tentativo di trovare un’altra mente nella quale il bambino possa rispecchiarsi porterà a continui tentativi di trovare modi di contenimento con un uso crescente della proiezione, con gravi difficoltà di individuazione/separazione e con una maggiore dipendenza dagli adulti.

In condizioni ottimali, la capacità di riflettere su se stessi e sugli altri è raggiunta attraverso gli scambi emotivi e di significato tra il bambino e la madre, favorita dai rapporti con i fratelli, i coetanei e soprattutto con il padre.

Il tipo di esperienza emotiva vissuta all’interno della relazione con il caregiver primario potrà allo stesso modo promuovere o inibire la funzione riflessiva del soggetto. In questa prospettiva, l’inibizione dei processi mentali, nel corso dello sviluppo, a causa di esperienze traumatiche, è intesa come una primitiva forma di difesa per proteggersi dal dolore.

Il numero e la gravità delle esperienze traumatiche di perdita che si verificano in età precoce impattano con lo sviluppo cerebrale del bambino in modo violento, andando a compromettere la sua evoluzione globale e causando vulnerabilità e difficoltà in molte aree, comprese quelle che riguardano i processi di decodifica, di elaborazione delle informazioni e di apprendimento.

Come si difende il bambino?

Si può parlare di due modalità di strategie di coping all’interno dell’area dello sviluppo delle funzioni cognitive, specificando che i bambini con uno stile ansioso tenderanno a essere molto impegnati e mostrando grande angoscia rabbia e preoccupazione per la loro vicenda; il loro coinvolgimento in questa spirale di emozioni e domande senza risposta può essere così elevato da andare a minare le possibilità di concentrazione, attenzione e di fiducia nelle loro capacità, difficoltà che potranno compromettere i processi legati all’apprendimento. L’altro gruppo di bambini con strategie che mettono in campo meccanismi come l’allontanamento delle emozioni negative e la minimizzazione, fino alla negazione degli eventi dolorosi, svilupperanno una conseguente inibizione a riflettere sulla propria storia e più in generale un blocco delle capacità legate ai processi di pensiero e riflessione, che inciderà negativamente sull’utilizzo delle abilità intellettive e sulle possibilità a loro volta di investire nel compito dell’apprendimento.

Modelli di intervento

Gli interventi di terapia familiare in famiglie svantaggiate indicano che i terapeuti familiari hanno un importante ruolo nei processi familiari, in particolare nel facilitare il co-parenting di tipo cooperativo.

L’intervento familiare con approccio sistemico- relazionale, garantisce la possibilità di comprendere il complesso sviluppo relazionale familiare che blocca la crescita dell’adolescente, di individuarne i nodi patologici, così come si sono costruiti nel percorso delle generazioni e come sono presenti nell’attualità, di portare alla luce punti di forza e aspetti protettivi.

Quel che succede ora è il risultato di un insieme di fattori legati all’incontro di molteplici sistemi (le famiglie di origine, il contesto scolastico, sociale) che hanno contribuito, ognuno a loro modo, allo scatenarsi della crisi e al suo mantenimento.

Stabilire una base terapeutica sicura, che comprende la prevedibilità e lo stabilire un’alleanza terapeutica entrando in sintonia e rispondendo in modo appropriato ai segnali del paziente, incoraggiare il gioco e l’esplorazione all’interno delle sedute in modo che ciò che viene temuto come insicuro divenga meno traumatizzante. Recuperare e rivivere il trauma per facilitare un comune processo di lutto per mezzo di analisi di aspetti irrisolti dell’esperienza passata, fornire le opportunità per accedere e rivalutare i sentimenti, e fornire una base sufficientemente sicura per far sì che questo lavoro emotivo diventi possibile.

Dott.ssa Carmela Santaniello

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