I quattro Cavalieri dell’Apocalisse sono in mezzo a noi più di quanto si creda. Probabilmente con questo nome a qualcuno salterà in mente le quattro figure simboliche introdotte nell’Apocalisse di Giovanni, presenti anche nella cultura medievale e infine in quella contemporanea.
Seguendo le interpretazioni moderne questi Quattro Cavalieri sarebbero portatori di una punizione divina che anticipa il Giudizio Universale: portatori infatti di morte, fame, guerra e conquista militare.
Ma allora, nella quotidianità di tutti i giorni dove sono presenti?
Molto più di quanto si immagini insorgono nelle litigate di coniugi, quando la rabbia ci fa perdere il controllo, quando l’unico obiettivo è prevalere sull’altro, quando ci “incendiamo” riducendo in cenere la nostra relazione.
I Quattro Cavalieri dell’Apocalisse si presentano sotto le sembianze di Critiche, Disprezzo, Ritiro sulla difensiva e Ostruzionismo: una perfetta strategia bellica, che mette in scena due Cavalieri come mezzo di attacco (i primi due) e due con funzione difensiva (gli ultimi due).
Vediamoli nel dettaglio.
Primo Cavaliere: le Critiche
Interviene ogni qual volta che si pensi che un problema relazionale sia da attribuirsi ad un difetto della personalità del proprio partner. Facciamo qualche esempio:
– “Hai pagato la bolletta?”
– “No”
– “Sei il/la solito/a pigro/a e irresponsabile”.
– “Non lavi mai i piatti. Sei così egoista e insensibile”.
– “Sei riuscita a risolvere il problema con il/la tuo/tua collega?”
– “Non saprei da dove iniziare”
– “Assurdo…non sai fare mai nulla da sola/o…Sei un fallimento.”
Questi esempi danno abbastanza l’idea di come un discorso impostato con questi toni non aprirà mai alla collaborazione e al reciproco aiuto.
Secondo Cavaliere: il Disprezzo
Si manifesta quando si agisce con superiorità nei confronti dell’altro e le nostre parole si condiscono di disgusto, di insulti, di accuse. Proprio come acido solforico, questo Cavaliere corrode la relazione e il sistema immunitario di chi riceve tali espressioni. Il disprezzo è subdolo perchè può venir espresso verbalmente, ma anche non verbalmente es. alzando gli occhi al cielo o spostando l’angolo sinistro della bocca; direttamente con insulti come
“sei uno stronzo, un coglione, un imbecille” ma anche con sarcasmo es. “Oh, ti fa male la mano….quanto mi dispiace!”
Terzo Cavaliere: il Ritiro sulla difensiva
Quando ci si sente ingiustamente incolpati o attaccati ci si pone sulla difensiva. Si tratta di una reazione naturale. E la risposta, altrettanto naturale, sarà indietreggiare oppure contrattaccare. Se si decide di fare un passo indietro davanti alle critiche e al disprezzo che ci è arrivato dal partner, si assumerà il ruolo di vittima innocente es. “lavo sempre io i piatti, perchè mi tratti così male?” o di contrattacco sdegnato “Ma senti chi parla! Quand’è l’ultima volta che hai pagato tu le bollette?”. Entrambi questi due tipi di risposte alimentano il fuoco della rabbia.
Quarto Cavaliere: l’Ostruzionismo
Consiste nel trasformarsi in un “muro di pietra”, nel bel mezzo di una discussione la scelta di un partner di chiudersi ermeticamente, trattenendo qualsiasi risposta verbale o non verbale su quanto si sta dicendo.
E sbattere contro un muro è terribile!
E ora che abbiamo conosciuto meglio queste dinamiche relazionali, verrebbe automatico pensare che non possano esistere dunque “coppie felici”, se di fatto queste modalità comunicative vengono messe in atto più di quanto si creda.
Ma se ci guardiamo intorno, riusciamo a cogliere la serenità in alcune coppie, nonostante tutto. Come è possibile?
Nel concreto, le coppie felici non solo altro che coloro che riescono a “riparare”, cioè a tornare sull’accaduto, analizzarlo e cercare di comprenderlo. Ci si mette in discussione, si cerca di capire cosa ciascuno dei due abbia sbagliato, assumendosi le proprie responsabilità e imparando a chiedersi scusa.
Tutto questo è realizzabile se i “pilastri portanti” della relazione risultano essere ben solidi. Tali pilastri sono rappresentati da fiducia e impegno.
Vien da sè che perchè la relazione possa “funzionare” ci deve essere la consapevolezza di ciascun partner che l’altro ci sia, magari non sempre e magari non in modo perfetto, ma comunque il più possibile. A questo si aggiunge la percezione di “aver preso un impegno”, una promessa di fedeltà, lealtà e cura per la vita intera.
Le relazioni sono impegnative, richiedono energie e forza di volontà, e lavorare con le coppie richiede anche una buona dose di speranza da tenere viva.
La nozione di base importante da ricordare è che il cambiamento è possibile: “le persone impegnate in una relazione possono cambiare. Talvolta hanno solo bisogno di venire a conoscenzadi possibili alternative alle proprie antiche pratiche distruttive” (J. S. Gottman, J. Gottman).