I documenti elaborati dall’OMS: l’ICF e l’ICF-CY, non classificano le persone disabili in quanto la salute e la disabilità sono parte integrante della condizione umana di tutti gli individui: qualsiasi soggetto, a prescindere dalla condizione individuale, se inserito in un ambiente barriera, può sperimentare una condizione di disabilità. Secondo il modello bio-psico-sociale la disabilità è una difficoltà di funzionamento a livello del corpo, della persona, della società, in uno o più domini di vita, vissuta da un individuo con una condizione di salute in interazione con fattori contestuali in un dato momento della sua vita.
Per gli approcci evolutivi la dimensione relazionale ed emozionale ha molta importanza ai fini riabilitativi. L’intervento è incentrato sul bambino e cerca di favorire la sua libera espressione, la sua iniziativa e la sua partecipazione. In questa prospettiva l’ambiente esterno non è solo visto come semplice spazio fisico nel quale implementare i vari eventi riabilitativi, ma assume una valenza terapeutica in quanto luogo per eccellenza dove è possibile istaurare scambi con i coetanei; è l’ambiente naturale in cui il bambino può liberamente manifestare la sua iniziativa e la sua creatività. Gli operatori sono chiamati non solo ad utilizzare delle modalità di interazione calibrate allo sviluppo del bambino, ma anche ad essere in grado di garantire un ambiente esterno il più stimolante possibile.
COSA POSSIAMO FARE?
Lo scopo è l’inclusione di bambini con disabilità prendendo in considerazione non solo l’ambito scolastico ma più in generale la società in cui il bambino si trova inserito. Bisogna quindi cercare di impostare un progetto volto non solo all’inclusione ma anche alla promozione e alla crescita dell’individuo; è un compito che coinvolge tutti, pertanto, bisogna impostare un progetto che sia rispondente alle singole esigenze degli individui. E’ quindi necessario, non solo pensare al “qui ed ora”, ma proiettare un percorso di crescita corrispondente alle potenzialità del bambino, volto a promuovere l’autonomia e la piena inclusione sociale, abitativa, lavorativa e culturale, come sancisce la Convenzione delle Nazione Unite sui diritti delle persone con disabilità.
Creare una forte RETE SOCIALE di interazioni tra i diversi professionisti che prendono in carico, ognuno per le proprie competenze, lo sviluppo del bambino è un elemento imprescindibile per realizzare la piena inclusione sociale, abitativa, lavorativa e culturale delle persone con disabilità.
Sarà necessario, quindi, un patto educativo condiviso, tra la scuola, i professionisti vari, pubblici e/o privati, con la famiglia, senza la quale, ogni percorso educativo fallirebbe nel suo intento.
Ogni professionista che si approccia con bambini con disabilità dovrebbe dotarsi di una “cassetta degli attrezzi” con una moltitudine di materiale e/o tecniche da adattare ad ogni bambino poiché ognuno ha le sue peculiarità e/o personalità.
Pertanto, l’intervento deve essere “cucito addosso”, personalizzandolo quanto più possibile alle caratteristiche del bambino.