Il cancro al seno è il secondo tumore per incidenza nel mondo, il primo nella popolazione femminile, con una stima di 1.67 milioni di nuovi casi diagnosticati nel 2012 (25% di tutti i tumori). Esso costituisce la prima causa di morte correlata al cancro nella donna. Tali dati epidemiologici hanno, nel corso degli ultimi decenni, sensibilizzato la popolazione femminile nei confronti del problema, costituendo un impulso, in parallelo, per miglioramenti volti ad una diagnosi più precoce e a terapie chirurgiche e mediche più avanzate.
Il ventaglio degli interventi (medici, farmacologici, psicoterapeutici e riabilitativi) devono essere applicati alla persona in un percorso di rete attivando un intervento individualizzato. Da qui deriva l’assoluta necessità di comprendere, nella sua completezza, l’esperienza soggettiva della patologia tumorale, nelle sue dimensioni fisiche, psicologiche e spirituali.
La diagnosi di tumore al seno rappresenta un momento di crisi per la donna e la sua famiglia. Il corpo è il nostro contenitore: noi sentiamo, proviamo, viviamo un’infinità di esperienze in primis ‘con il’ e ‘nel’ nostro corpo; è il veicolo della nostra identità ed è il luogo nel quale si sedimentano le prime esperienze infantili. Nella malattia oncologica questo rapporto si rompe e il corpo diventa il nemico, qualcosa che non si riconosce più come proprio, e che porta, di conseguenza, a un non riconoscimento di Sé, a causa delle modificazioni che i trattamenti terapeutici comportano e che, inevitabilmente, si ripercuotono a livello psichico.
Il cancro al seno, proprio perché colpisce un organo fondamentale per la donna, il seno, simbolo di femminilità e maternità, può produrre in essa un profondo disagio psicologico. La crisi esistenziale che può derivare dalla malattia può, talvolta, diventare un’occasione di revisione della propria vita all’interno di un progetto globale, dei problemi non risolti e delle esperienze non vissute.
La sofferenza psicologica che segue la diagnosi del tumore e le conseguenti cure lascia emergere aree problematiche che riguardano:
- senso di paura e stress;
- sconvolgimento del progetto di vita con perdita della proiezione nel futuro;
- alterazione del vissuto corporeo;
- perdita del ruolo familiare;
- riduzione delle capacità lavorative;
- perdita del vissuto di appartenenza sociale;
- ostilità ed aggressività verso l’ambiente;
- vissuti di impotenza rispetto alla malattia.
Come fare quindi?
La psicoterapia rappresenta, per la donna, un importante spazio di libertà in cui poter affrontare l’esperienza dolorosa, esternando paure ed emozioni negative, legittimando la sofferenza, sentendosi libera di essere preoccupata, arrabbiata o sfiduciata. Tale libertà di esprimersi si realizza nella relazione e permette alla persona di sentirsi realmente partecipe e, contemporaneamente, di continuare la progettazione di vita, alimentando una prospettiva di speranza.
Lo psicoterapeuta stabilisce con la donna una relazione di comprensione empatica, che costituisca uno spazio nel quale si possa sentire riconosciute ed accettata con i suoi bisogni di rassicurazione, con le sue ansie, le sue paure e la possibilità di esprimere le proprie emozioni.
Gli interventi si focalizzano soprattutto su:
- elaborare il trauma conseguente al cancro;
- ricostruire il senso di continuità della propria esistenza;
- mantenere relazioni affettive di supporto sociale;
- migliorare la qualità della vita;
Quando la donna manifesta sintomi ansiosi o depressivi di entità più moderata, si prediligono colloqui psicologici di sostegno, percorsi psicoterapici ed integrati, al fine di strutturare un progetto terapeutico articolato, una sorta di ‘rete protettiva’ che contenga il sentimento di ansia della persona. In alcuni casi, specialmente quando emergono vissuti di solitudine, è possibile suggerire alla donna percorsi di psicoterapia di gruppo, che permettono il confronto riguardo la malattia e creano una rete sociale che aiuta la paziente a sentirsi sostenuta durante il suo percorso di cura. L’insieme di questi interventi si sono rivelati efficaci e decisivi nel migliorare la qualità della vita, l’immagine corporea della donna e nel prevenire il rischio di complicanze psichiatriche più gravi.